E’ stata aggredita dal suo cane ed è sopravvissuta all’attacco per miracolo, rischiando di perdere un braccio e di morire dissanguata. Dopo quell’episodio, inoltre, le è stato consigliato di far sopprimere l’animale. Ma Giovanna, conscia dei suoi errori di gestione, non ha accettato: ha voluto concedere al 4 zampe e a se stessa una seconda possibilità. Questa, in estrema sintesi, la Storia di Fire, la vicenda raccontata in un romanzo appena pubblicato dalla Tea edizioni (scritto da Lauren de Graaf) e che racconta un reale fatto di cronaca accaduto a una ragazza italiana (che ha scelto di rimanere anonima e ha optato per un nome di fantasia, Giovanna) e al suo Pastore Belga Malinois.
Il libro vuole porre l’attenzione principalmente su due importanti questioni: la razza dei Malinois, che rischia di diventare una moda senza che ne siano conosciute le reali caratteristiche, e quello che davvero significa prendere un cane, con i suoi pregi e i suoi difetti. Enrica Brocardo di Vanity Fair è riuscita a contattare la protagonista del libro e a farle qualche domanda, via mail e rispettando il suo “anonimato”. Perché, ora più che mai, per la proprietaria di Fire l’unica cosa che conta è proteggere la sua privacy e il suo cane che potrebbe essere nuovamente bollato come aggressivo.
Infatti, la responsabilità di quell’attacco, per il quale ancora oggi la donna porta i segni (l’uso della mano destra è compromesso e anche il braccio non si estende più del tutto, senza contare le cicatrici), era della giovane e non del cane. Lei, inesperta, si era affidata alle persone sbagliate che di fatto hanno maltrattato Fire, costringendolo a vivere in uno spazio troppo ristretto per lui e addestrandolo con metodi punitivi.
SE UN CANE ATTACCA L’UOMO UN MOTIVO C’E’
Ma davvero, Giovanna non ha mai pensato che l’eutanasia potesse essere una soluzione? “Un’idea del genere non mi sarebbe mai venuta in mente spontaneamente – ha detto al magazine – La proposta arrivò dai servizi della Asl e dai veterinari. Io mi sono rifiutata. È strano, ma anche dopo, ma non avevo paura di Fire. Lo guardavo negli occhi, e i suoi occhi erano limpidi, e capivo che lui non ce l’aveva con me, né io con lui. Non c’era bisogno di perdonarlo, né lui doveva perdonare me“. E tra le tante cose che ha imparato c’è soprattutto la consapevolezza che gli animali sono animali e non devono essere trattati come peluche, perché a volte le conseguenze posso essere molto gravi. Insomma, Storia di Fire insegna la comprensione, il rispetto e dà speranza per il futuro. Un libro quanto mai indicato in un momento storico come questo.