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Cani e gatti “contesi”: in caso di divorzio a chi vengono affidati?

Quando una coppia divorzia i primi a farne le spese sono gli animali domestici. Ovviamente, insieme ai diretti interessati e agli eventuali figli (se ci sono). Detto così potrebbe sembrare un’affermazione assurda, eppure, sono tantissimi i cani, gatti, conigli e altri pet si ritrovano coinvolti nelle separazioni dei loro proprietari senza un’adeguata legislazione che li tuteli, con il risultato che nelle cause più burrascose corrono il serio rischio di finire abbandonati.

Sempre più spesso, infatti, tra le bacheche online degli annunci o nelle pagine social di qualche volontario si leggono storie di pelosi in cerca di una nuova casa “per sopraggiunti gravi problemi familiari” e molte volte quei problemi “sopraggiunti” sono proprio le rotture. Altre volte, invece, i pelosi sono più fortunati. Un esempio in questo senso è la vicenda di Priscilla, una cagnolona di 6 anni, che vive in provincia di Torino con le sue 2 famiglie. Quando le sue padrone hanno deciso di interrompere la loro relazione, si sono rivolte a un avvocato perché le aiutasse a decidere con chi l’animale dovesse vivere. E se una delle due “mamme umane” ha ottenuto l’affidamento, l’altra sua “mamma umana” ora viene a prenderla il martedì e il giovedì e poi passa con lei un weekend si e uno no. Ma non pensate che sia stato facile decidere, anzi.

Se l’animale è conteso da entrambi – ha raccontato alla Gazzetta di Reggio il giudice Annamaria CasadonteIl problema è che il giudice non può intervenire perché non esiste alcuna legislazione in materia“. Compito del giudice, quindi, è cercare di convincere le parti a trovare un accordo anche su chi debba occuparsi di Fido o di Micio: “Ma il nostro non può che essere un tentativo di persuasione – ha proseguito la Casadonte – di cui peraltro non potrà esserci traccia nella sentenza, pena la nullità della stessa“. Prima la Lav (Lega anti vivisezione), poi il Pdl avevano provato a far approdare in Parlamento una proposta di legge su questi temi, ma entrambi i tentativi sono naufragati prima di arrivare in aula. E se comunque quando il cucciolone di casa è conteso da entrambe le parti in causa è più facile trovare una soluzione, il reale problema sorge quando nessuna delle due se ne vuole fare carico.E’ importante che ci siano normative che si occupino anche del diritto all’affettività anche dell’animale – ha concluso il magistrato – Solo in questo modo si potrà stabilire per legge chi deve occuparsi del cane o del gatto“.

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Redazione

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