Don Mazzi contro gli animali e gli animalisti. La nuova bufala del web

Don Antonio Mazzi è contro gli animali. Anzi, in realtà è contro a chi li ama e dona soldi alle associazioni animaliste, perché prima degli esseri pelosi vanno aiutate le persone. Già da qualche giorno la notizia sta rimbalzando in diversi siti web e soprattutto sui social network. Oggi, lunedì 24 agosto, il quotidiano online Milano Today pubblica un articolo sul fondatore della comunità di recupero Exodus con annesse dichiarazioni dell’Enpa (Ente nazionale protezione animali) che rimprovera il prete di non essere bene informato sui tanti programmi di recupero per ragazzi in difficoltà che vengono fatti tramite gli animali. Bene, possiamo dire con certezza assoluta che la notizia non esiste. O, meglio, fa riferimento a vecchie dichiarazioni di Mazzi risalenti al 2012 che al tempo fecero scalpore, ma solo perché estrapolate dal contesto in cui le aveva dette.

Per saperlo, a noi, è bastato telefonare al centralino della sua comunità milanese, dove un volontario gentile e informato, ci ha spiegato che non potevamo parlare con don Antonio, ma solo perché era in Sicilia a promuovere un libro. Detto questo, l’uomo ci ha anche assicurato che Mazzi non ha mai pronunciato parole contro i cani, i gatti o qualsiasi altro animale, né ovviamente contro le persone che li amano e si occupano di quelli in difficoltà. La polemica era dopo che, in un’intervista al settimanale Chi, Mazzi si era detto disperato per la mancanza di fondi e per i tanti debiti in cui versava il suo centro di recupero.

A dire il vero, in effetti, in quel caso aveva usato parole forti ma, in fondo, tutto ciò è parte anche del suo “personaggio” di prete contro corrente. Ma nuove affermazioni in tal senso non ci sono. E gli utenti della Rete dovrebbero fare maggiore attenzione a ciò che diffondono, anche perché già da diverse ore il profilo Facebook di Don Antonio Mazzi è stato preso d’assalto da una valanga di proteste più o meno garbate. Prima di offendere qualcuno, però, le sue parole andrebbero verificate. E questo vale anche per i giornalisti o sedicenti tali.

Foto by Facebook

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