Porta il cane in pensione, glielo ridanno morto: la tragedia a Tivoli

E’ l’incubo di ogni proprietario: portare il proprio cane in pensione e scoprire poi che è stato maltrattato. Ma per una famiglia della Liguria l’incubo si è trasformato in una vera e propria tragedia, perché il loro 4 zampe ora non c’è più. Ma andiamo con ordine: una donna ligure, prima di partire per le vacanze, decide di portare il suo cane in una pensione vicino Tivoli, un piccolo comune in provincia di Roma. La struttura le è stata consigliata e si trova vicino al luogo della sua villeggiatura. Quando, però, la signora torna a prendere il cane, le dicono che che la bestiola è morta e le consegnano un certificato.

La proprietaria, una volta tornata a casa e ancora distrutta dal dolore, denuncia il decesso alla sua Asl di competenza (come si deve fare in questi casi). E qui la prima terribile scoperta: il certificato (che riportava la dicitura “morte per arresto cardiocircolatorio) è irregolare. Così decide di contattare l’associazione Earth e di chiedere aiuto a loro. Le guardie zoofile Earth, capitanate dal comandante Parlavecchio, si attivano subito, contattando il veterinario il cui nome figurava sul certificato. Il medico, però, disconosce il timbro e la carta intestata e racconta che, alcuni giorni prima, una donna era effettivamente andata da lui per richiedere un certificato di decesso per un cane, ma senza portare con sé l’animale. Il professionista si era quindi rifiutato di compilarle il foglio e l’aveva mandata via.

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A questo punto, l’associazione Earth ha chiamato i carabinieri di Tivoli e, insieme, si sono recati sul luogo in cui sorge la pensione, che è anche un allevamento amatoriale di Boxer e Alani. Qui, la responsabile ha ammesso di aver falsificato il certificato, ma gli agenti hanno preteso di vedere il corpo dell’animale per controllarne il microchip. Appurato che si trattava del cane della signora ligure, le guardie Karola Razzovaglia, Ilaria Pasquali e Manuela Donato hanno contattato la Asl locale per il completo dissotterramento della carcassa e l’invio all’istituto zoo profilattico per scoprire le reali cause del decesso. Nel frattempo, davanti agli occhi dei volontari e dei carabinieri si è aperto uno scenario da incubo. “L’allevamento di cani Boxer e Alani era degno di un lager dell’Est Europa – ha scritto Earth in una nota ufficiale – con gabbie di dimensioni quasi uguali alla taglia del cane rinchiuso. Assenza di acqua malgrado il caldo soffocante, cuccioli in isolamento e femmine gravide in attesa di partorire la preziosa merce“. Ora la responsabile dovrà rispondere di molti capi d’accusa, tra cui maltrattamento e all’allevamento abusivo.

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