Cina, Festival della carne di cane: 10 mila vittime in un giorno

Questa è una di quelle notizie che quando si leggono si pensa “no, non può essere vero, siamo nel 2015“. Eppure, purtroppo è così: ogni anno, durante il solstizio d’estate (ovvero il 21 giugno), nella città cinese di Yulin, nella provincia di Guangxi, va in scena l’orrore del Festival della carne di cane. Una sorta di macabro rituale in cui vengono uccisi e cucinati circa 10mila 4 zampe che divide l’opinione pubblica anche in patria. Perché, sebbene in Cina non sia ancora illegale mangiare carne di cane (secondo recenti stime del World Animal Protection ogni anni in tutto il territorio vengono serviti circa 25 milioni di esemplari), sempre più cittadini iniziano a chiedersi se sia giusto perpetuare una così barbara tradizione che fa inorridire anche il resto del mondo.

Secondo Mary Peng, responsabile della clinica veterinaria internazionale di Pechino, il progresso sociale farà in modo che questa tradizione scompaia perché, dice, mangiare cani non si addice a una civiltà moderna. E già da tempo, infatti, sui social media cinesi lo Yulin Festival è al centro del dibattito di moltissimi utenti e non solo delle associazioni animaliste. Ma quest’anno, grazie al web, la questione è diventata internazionale. A partire dall’inizio di maggio oltre 250mila tweet sono stati postati usando l’hashtag #StopYulin2015 dall’Inghilterra, America e Australia. C’è poi la petizione su change.org che chiede la cancellazione dell’evento ha ricevuto più di 205mila firme.

Sono andata in un macello a Yulin qualche giorno fa. Cani e gatti di diverse razze e misure indossavano collari e sembravano molto amichevoli – ha raccontato a Il Messaggero Andrea Gung, la fondatrice del gruppo che ha lanciato la petizione online – i cani sono i migliori amici dell’uomo. Ucciderne più di 10.000 in un solo giorno è sbagliato“. Gli attivisti hanno posto anche problematiche relative alla salute, sebbene la tradizione veda la carne come portatrice di benefici, gli animalisti sostengono l’ignota provenienza di quei cani molti dei quali potrebbero anche essere malati. E a questo proposito è intervenuto anche Xiao Bing, vice presidente dell’associazione per la protezione degli animali di Xiamen: “L’origine dei cani venduti durante i festival è sconosciuta“. Gli animali a quanto pare molto spesso provengono dal mercato nero, perché produrre un certificato sanitario costerebbe circa 30 euro a cane, una cifra che pochi sono disposti a spendere. Fatto sta che a noi, questioni sanitarie o no, sembra solo un evento tragico che deve essere fermato al più presto.

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