Un contadino alleva gatti per mangiarli. La legge è dalla sua parte

Allevo gatti per mangiarli“. E’ questa la motivazione che un vecchio contadino ha dato ai suoi vicini di casa quando, preoccupati dall’elevato numero di felini che vivevano con lui (una sorta di colonia di fatto), si erano offerti di sterilizzare gli animali per suo conto. Una storia assurda e dai contorni macabri, soprattutto considerando che il tutto si è svolto non in un lontano paese asiatico, bensì nella moderna e avanzata Svizzera e precisamente nel comune di Haslen. A raccontarlo è Riccardo Ruggeri su Italia Oggi.

Ma come, direte voi, possibile che dopo tale affermazione l’uomo abbia potuto proseguire indisturbato nel suo “allevamento” felino? A quanto pare le cose non sono andate esattamente così. I vicini lo hanno denunciato, poi ci sono stati gli avvocati, i giudici, le associazioni animaliste e il giornale locale, il St. Galler Tagblatt, che si è fatto pure carico dell’istruttoria. Ora, a quanto sembra, il quotidiano ha pubblicato la strabiliante sentenza che dice che: primo, secondo la legge cantonale, non essendo specificamente vietato consumare carne di gatto, è ammesso farlo. Secondo: è vietato però commercializzare carne di gatto, non l’autoconsumo, considerato parte della propria economia domestica. Terzo: l’uccisione del gatto deve avvenire in modo conforme alla legislazione sulla protezione degli animali.

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Immediati i commenti dei cittadini e dei lettori del giornale, anche se solo una minima parte è rimasta sorpresa o indignata. La maggioranza, infatti, ha sostenuto che poiché è naturale mangiare vitelli, conigli e maiali, allora non è così strano nutrirsi anche di gatti. Persino le associazioni animaliste hanno accettato il verdetto del giornale e dei cittadini senza scomporsi troppo. E da noi, sarebbe mai possibile? Ruggeri, infine, nel suo articolo si chiede anche se non siano meglio i mici “nature” che la carne “pompata” con gli ormoni che si trova tutti i giorni al supermercato. E noi ci sentiamo piuttosto sicuri nel rispondere che non vanno bene né l’una né l’altra. Anche se questa triste storia arriva dalla tanto ammirata Svizzera, noi non riusciamo proprio a vederla come un esempio da seguire.

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