Il loro nome? Progetto Kitten. La loro “missione”? Riempire di gattini “pucciosi” pieni d’amore le pagine social degli esponenti politici che incitano alla violenza e che si prendono troppo sul serio. Sono loro le sagaci menti dietro le due iniziative che nei giorni scorsi hanno catalizzato l’attenzione del web: #gattinisusalvini (dedicata al leader della Lega Nord) e #gattosulmatto (per Beppe Grillo). Bene, ed è proprio via social che li abbiamo contattati per capire cosa si nasconde dietro questo successo mediatico e se è davvero, come in molti avevano sospettato, un’operazione di marketing o no. Ma, almeno stando a quello che ci ha raccontato il Capo Micio, ovvero il primo ideatore di Progetto Kitten (che vuole rigorosamente rimanere anonimo), si tratta solo di una moderata e felina ribellione al sistema.
Capo Micio, da cosa nasce l’idea di questi virtual flashmob con i gatti?
Diciamo che i gatti mi sono sempre piaciuti molto. Sono cresciuto in una casa piena di animali, ma ho sempre preferito i mici. Fino a qualche anno fa ne avevo due, due Persiani, che mi hanno dato tanta gioia e serenità. Forse per questo, quando ho iniziato a pensare a cosa potesse “donare” ai politici italiani un po’ di felicità e allegrezza, mi sono venuti in mente i gatti.
In che senso?
Vede io vivo a Milano e, dopo quello che è accaduto il primo maggio all’inaugurazione dell’Expo e dopo le prime dichiarazioni di Matteo Salvini, con alcuni miei amici mi sono ritrovato a parlare di come spesso chi dovrebbe rappresentarci e darci esempio invece scade nella violenza più gratuita. Così, quasi per scherzo, qualcuno ha detto che a Salvini forse gli sarebbe servito un gatto. Ed è scattata la molla…
Ovvero il primo flashmob?
Sì, ho chiesto a qualche amico e a qualche contatto di aiutarci a spargere la voce. E’ così che è nato Progetto Kitten su Facebook. Abbiamo lanciato la prima iniziativa ed è stato sorprendente vedere la risposta del web. I nostri post sono stati visti da circa 1 milione e 700mila utenti. Tutti erano entusiasti, tutti hanno partecipato rispettando le regole, ovvero niente post o foto offensive, ma solo mici, mici e ancora mici. Solo pochissimi hanno esagerato. Di noi hanno parlato giornali anche all’estero. Perché la nostra è una protesta non violenta, ma pur sempre una protesta. E i gatti ci sono sembrati un simbolo perfetto di cambiamento.
I diretti interessati, ovvero Matteo Salvini e Beppe Grillo, come hanno reagito?
Ho avuto scambi “simpatici” con chi si occupa dei profili di Salvini e devo dire che, a parte l’iniziale freddezza, e il tentativo di rigirare un po’ la frittata, almeno ha risposto. Cosa che mi sarei aspettato anche da Grillo, visto il suo passato da comico, nonché gli inizi politici in cui farneticava del grande “potere della Rete”. Invece, le nostre immagini sulla sua pagina sono state tutte cassate. Si vede che da quando si è seduto sulla poltrona ci si è attaccato più di quanto si pensi.
Ma i flashmob continueranno?
Certo, anche perché è vero che sono l’ideatore, ma è anche vero che ormai l’iniziativa la stanno portando avanti gli utenti in perfetta autonomia. Hanno capito lo spirito, molto più degli esponenti politici.
E adesso chi sarà il vostro prossimo bersaglio, qualcuno del PD?
Qualche idea già ce l’abbiamo in realtà, ma non funziona così. Noi non vogliamo dare un colpo al cerchio e uno alla botte. Sul web non dobbiamo sottostare alle regole della par condicio. Noi agiamo se va fatto: cioè se qualcuno dice qualcosa di violento che potrebbe danneggiare la società. Però vi posso dire che svilupperemo molto di più Twitter, anche perché dopo i primi due flashmob i curatori delle pagine dei politici si devono essere spaventati e hanno interdetto agli utenti di postare foto. In effetti, vanno capiti, i gattini possono fare molta paura…
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