Gatti: i miagolii non sono tutti uguali. Come comprenderli?

I gatti “parlano” è indubbio, ma siete sicuri di riuscire a capire cosa dicono? Perché non è sempre facile decifrare i miagolii del micio di casa, sempre diversi in base alle circostanze in cui l’animale si trova. Un buon modo per imparare a leggere il loro linguaggio consiste nell’osservazione: guardando attentamente come si comporta il gatto quando emette quei particolari suoni, in poco tempo dovreste imparare a distinguere tutte le sue richieste (e o proteste!). Ovviamente, i miagolii possono variare da gatto a gatto (e anche da razza a razza) ma ce ne sono alcuni tipicamente associati a specifiche emozioni.

Un miagolio breve, ad esempio, viene emesso come messaggio di saluto e va inteso come un generico segno di riconoscimento. Dei miagolii multipli, invece, indicano saluti festosi. Un miagolio mediamente acuto potrebbe indicare una richiesta specifica come la fame o la sete. Uno più lungo e soffocato un bisogno impellente, mentre uno basso e lungo indica un dispiacere o la preparazione alla lotta. Abbiamo già parlato di cosa pensano i ricercatori delle fusa, mentre il sibilo è un chiaro segno di aggressione o di autodifesa: indica che l’animale si sente minacciato o spaventato, oppure sta combattendo o si prepara a combattere.

Anche se altri tipi di vocalizzi possono essere più rari dei miagolii, dei sibili o delle fusa, riuscire a comprenderli può aiutare a interpretare meglio il linguaggio del micione. Un suono stridulo emesso a tono alto spesso indica rabbia, dolore o paura. Un rapido susseguirsi di miagolii, come se fosse un chiacchiericcio, può essere un segno di eccitazione, ansia o frustrazione. Un guaito forte o un “meeeowww” può indicare un dolore improvviso. Va ricordato, inoltre, che il “primo linguaggio” dei gatti è costituito da un articolato sistema di odori ed espressioni del corpo. I felini, però, si rendono presto conto che gli esseri umani non riescono a capire gli stessi loro segnali. Quindi, quando emettono suoni, è proprio per comunicare con i proprietari. Il minimo che si possa fare per loro, dunque, è comprenderli.

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