Sempre più spesso quando si amano molto gli animali (ma non solo) si sceglie anche di seguire un’alimentazione vegetariana o vegana. Ovviamente stiamo parlando di decisioni assolutamente personali e che vengono prese in totale autonomia. Ma il sentimento che si prova per questi straordinari esseri viventi di tutte le specie si moltiplica addirittura per mille se poi si parla dei 4 zampe domestici. Ci si occupa di loro in tutti i modi e maniere, e si è diventati anche molto più attenti e scrupolosi sulla qualità del loro cibo: questo, però, ha fatto sì che le aziende di pet food aumentassero sensibilmente il loro giro di affari. Per essere chiari: sono sempre di più polli, agnelli, manzi e vitelli che vengono “trasformati” in crocchette e scatolette. Da qui la domanda sorge spontanea: perché non scegliere un’alimentazione a base di verdure, cereali e legumi anche per i nostri cari cuccioloni di casa?
In realtà, in commercio, esistono già diversi prodotti “veg” dedicati agli animali. Anzi, secondo recenti stime di mercato, questo fenomeno è in aumento. Ma cosa comporta per un cane o un gatto la rinuncia alla carne? Qui i pareri sono discordanti: ad esempio, secondo la dottoressa Armaiti May, veterinaria originaria della California, nota attivista, poiché i cani sono onnivori, possono essere convertiti facilmente a questo tipo di alimentazione senza carenze nutrizionali. L’importante, sempre secondo la May, è procedere gradualmente e facendosi seguire da un esperto. A conferma di questa tesi, la Peta (la famosa organizzazione no-profit a sostegno dei diritti animali) ha diffuso i dati di una sua recente ricerca, secondo cui l’82 per cento dei cani vegan mostravano condizioni di salute buone o eccellenti.
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Per i gatti, invece, il discorso sembra essere diverso: senza l’aggiunta di integratori proteici mirati, i felini potrebbero riportare gravi danni dovuti alla malnutrizione. Ma tesi a parte, quello che è certo è che il problema continuerà a essere dibattuto in diversi ambienti e in diverse abitazioni. Ma è anche vero che, come ha scritto in questi giorni il giornalista Gianluca Nicoletti sul quotidiano La Stampa, alcune prese di posizione fatte “a fin di bene” possono sembrare “contro madre natura“. Perché l’animalista rimarrà sempre il proprietario, non il cucciolo di casa che, alla prima occasione, proverà ad acchiappare quel passerotto che ha avuto la “brillante idea” di posarsi proprio davanti al suo balcone… o no?
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