Violenza sui gatti: su Facebook le pagine che incitano a prendere a pugni un micio

Si chiamano Cat-punching pages (ovvero pagine del “prendi a pugni un gatto”) e sono state inventate da qualche pazzoide sul popolare social network Facebook proprio per “celebrare” il giorno di San Valentino. Se per caso vi capita di aprirne una, ci troverete immagini di animali maltrattati, sfottò e incitazioni alla violenza, frutto ovviamente di menti molto malate. Eppure, alcune stanno ancora lì, con buona pace di Mark Zuckerberg.

La prima è stata la pagina dell’evento Valentine’s Day Cat-Punching, chiusa per le proteste degli utenti grazie a una contro-pagina che ha raggiunto quasi 30mila adesioni in brevissimo tempo. Poi però, ne è nata subito un’altra (Valentine’s Day Cat Punching Memorabilia), anch’essa oggi fortunatamente chiusa, sembra, anche grazie all’intervento dell’Interpol e di diverse associazioni animaliste.

Infatti, in principio, Facebook non aveva intenzione di bannarla, ovvero di rimuoverla, ma poi, stando quanto ha riportato il portavoce del social Andrew Souvall riesaminando i contenuti si sono accorti che violavano i loro “standard”. Michael Ruzza, che ha dato inizio alla prima petizione, ha spiegato che sua figlia gli ha mostrato quella pagina la scorsa settimana e che c’era il video di un piccolo gatto a cui veniva dato fuoco, in un cortile, da un gruppo di ragazzini.

Quel video, purtroppo, ha già fatto il giro del web via Youtube, provocando non poche reazioni. Tanto è vero che in molti si sono già chiesti se sia legale aprire pagine o mettere in circolazione filmati che riprendono sevizie ad animali. E a questo proposito si era già espressa pure la Corte Suprema degli Stati Uniti nel 2010 dichiarando di dover eliminare dalla rete tutti i video in cui si mostrano atti di crudeltà nei confronti di cani, gatti, conigli e simili.

CHI MALTRATTA GLI ANIMALI E’ VIOLENTO ANCHE CON LE DONNE

Resta il fatto però che Facebook consente di postare qualsiasi cosa purché sia legale (e se è su Youtube, di fatto, lo è). E’ una questione che riguarda la libertà di parola dicono. Eppure, un ulteriore controllo, però, non farebbe male e forse eviterebbe la diffusione di questi atti ignobili.

Foto by Facebook

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