Capita, purtroppo. Capita di ritrovarsi ricoverati in ospedale. E anche di sentire da morire la mancanza del proprio cane o gatto. Nella stessa misura in cui il cane o il gatto soffrono, a casa, l’assenza del loro padrone. Ma in Toscana adesso le cose cambieranno. Sì, perché il 22 dicembre la Regione ha varato e approvato apposite “linee di indirizzo per l’accesso degli animali d’affezione”. La delibera ha l’obiettivo di assicurare la continuità della relazione empatico-affettiva tra i pazienti e i loro animali, far sì che questi ultimi aiutino la persone a superare i disagi causati dal ricovero e al contempo che anche loro stiano meglio da un punto di vista psico-fisico.
Naturalmente ci sono delle regole ben precise da seguire: innanzi tutto saranno autorizzati soltanto gli animali che nelle famiglie dei pazienti ricoverati nelle strutture sanitarie e che risulteranno iscritti all’Anagrafe animali d’affezione. In secondo luogo, il loro accesso in ospedale dovrà avvenire secondo le procedure indicate dalla direzione sanitaria, la quale a sua volta ha il compito di disciplinarlo con uno specifico regolamento interno. I sanitari dovranno valutare la compatibilità dello stato di salute dei pazienti e dunque i benefici derivanti dalla presenza dell’animale d’affezione. In ciascuna Unità operativa sarà ammesso un animale per volta, munito di tutti i supporti adeguati e necessari (collari, pettorine, guinzaglio, disponibilità di una museruola).
Un incaricato mostrerà il percorso da seguire e la saletta in cui potrà avvenire l’incontro fra il padrone e il suo amico a quattro zampe. In ogni azienda sanitaria dovrà essere creato un pool multidisciplinare di operatori adeguatamente formati. Una bella rivoluzione, non c’è che dire. Che si spera possa presto essere imitata da tutte le altre amministrazioni regionali.
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