Tigri, serpenti, scimmie: così la camorra adesso chiede il pizzo

Nuove frontiere per esigere il pizzo: non più armi, proiettili ma minacce attraverso animali feroci e velenosi. L’episodio più famoso nel 2009, con il sequestro di un coccodrillo a casa del boss di Orta di Atella, vicino a Caserta. Il coccodrillo solitamente era inviato come monito a imprenditori e commercianti, costretti a pagare il pizzo sotto la minaccia di essere dati in pasto all’alligatore.

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I camorristi, secondo un’inchiesta del Corriere della Sera, utilizzano come minacce leoni, tigri, scimmie, serpenti velenosi, macachi, tutti animali classificati come pericolosi e la cui detenzione, in Italia, è severamente proibita. “Molto spesso queste persone si trovano a gestire delle armi micidiali e nemmeno lo sanno. La scimmia, ad esempio, è classificata come ‘pericolosa’ non solo per il noto ‘morso della scimmia’ ma anche perché trasmette malattie letali, come tanti altri animali esotici“, dice il capo commissario del corpo forestale dello Stato Marco Trapuzzano. Leoni, tigri, serpenti sono anche simboli del potere, un’ulteriore sfida alla legge e la voglia di dimostrare la propria potenza.

Anaconde, serpenti a sonagli, boa costrictor, animali che sembrano appartenere ad un mondo lontano e che invece vengono vendute in Italia per circa 4000 euro, un mercato nero fiorente che stima circa 30 mila euro per una tigre siberiana, fatta arrivare nel nostro Paese con un giro di certificati e passaporti falsi. Molti animali vengono acquistati in Germania, dove sono legali, e poi trasportati in Italia illegalmente. Ci sono anche tartarughe alligatore: Provengono dal mercato di Bangkok, altro punto di riferimento per i contrabbandieri globali. Sono animali talmente potenti che con un morso riescono a staccare una mano. Eppure chi le commissiona lo fa principalmente per questo scopo, per impressionare i suoi ospiti. Tra i clienti, oltre al criminale c’è anche chi trova piacere nel vedere come un piranha sbrana la sua preda o un boa stritola e mangia un coniglio vivo“, conclude Saverio Mazzarella, guardia zoofila ad Aversa.

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