Mastino Napoletano, il cane da guardia perfetto

Il Mastino Napoletano è sicuramente tra le razze di cane più antiche in circolazione: il suo antenato primario è il Mastino Tibetano dal quale discendono geneticamente tutti i più forti e temibili cani da guerra del mondo. Tralasciando l’excursus storico delle migrazioni umane e canine a partire dall’età del bronzo e dei mescolamenti genetici tra molossi di diversa specie, arriviamo ai progenitori del Mastino Napoletano che venivano utilizzati ai tempi dell’antica Roma, sia in guerra che negli spietati combattimenti tra uomini e belve nelle arene. Questo molosso, dopo una serie di mescolamenti nel tempo con altri provenienti dalla Macedonia, Persia, Egitto, Mesopotamia e Nord Europa, veniva allevato principalmente nel Sud-Italia e precisamente nella zona che corrispondente all’odierna Campania, perché era proprio qui che vi erano le più importanti scuole di Gladiatori.

Nel corso dei secoli il Mastino è stato via via utilizzato come cane da guardia nelle fattorie e terreni agricoli dell’Italia del Sud. Purtroppo con la distruzione generale della seconda guerra mondiale, della razza rimasero solo pochissimi esemplari. Fortunatamente il Mastino è riuscito a salvaguardarsi dall’estinzione e al 1948 risale il primo standard di razza ad opera del Dr. Piero Scanziani che ha contribuito al riconoscimento ufficiale della FCI nel 1949. Durante gli ultimi 60 anni la razza è stata perfezionata fino a raggiungere l’aspetto attuale che noi conosciamo e che ne fa indiscutibilmente uno dei cani che rientrano a pieno titolo nel nostro patrimonio storico-culturale.


Temperamento

Il Mastino Napoletano ha un carattere forte e leale: con la forza affronta le situazioni di pericolo e con la lealtà interviene solo quando la situazione effettivamente lo richiede. Questo perfetto equilibrio consente al Mastino di avere una sorta di consapevolezza della propria forza fisica che fa sì che non ne abusi (in genere) se non realmente necessario. Il Mastino bene equilibrato deve quindi saper discernere le situazioni di pericolo dalle altre e solo in presenza delle prime che dovrà tirar fuori la sua aggressività e mordacità. È pertanto fondamentale che non sia addestrato all’attacco senza motivazione, perché ciò lo “confonderebbe“. È un cane diffidente nei confronti degli estranei, vigile, attento, riflessivo e intelligente. Ma è anche un cane affettuoso, protettivo, coccolone e tranquillo nei confronti delle persone della famiglia ed in particolare del suo padrone, verso il quale ha una devozione senza pari. Ha bisogno di fare belle passeggiate quotidiane, ma non è un buon compagno per le corse. Ama dormire e alle volte russa anche piuttosto rumorosamente. Non è un cane per tutti.

Aspetto:
Ha una grande mole; è imponente, nobile e maestoso. Trasmette potenza, fierezza e forza

Impiego:
Sicuramente come cane da guardia e a difesa della famiglia e della proprietà. Grazie a lui nessun intruso si azzarderà ad invadere il suo “territorio”.

Standard di Razza

Altezza al garrese: maschi da 65 a 75 cm; femmine da 60 a 68 cm

Peso: maschi da 60 a 70 kg; femmine da 50 a 60 kg

Pelo: vitreo, denso, uguale di lunghezza, uniformemente liscio

Colori: grigio, piombo, nero, mogano, fulvo, fulvo cervo. Tutti i mantelli possono essere tigrati. Tollerati il nocciola, tortora e isabella.

Pelle: Spessa, abbondante e lassa in tutto il corpo, particolarmente alla testa dove forma numerose pliche o rughe e al margine inferiore del collo dove forma giogaia

Curiosità: Scrive di lui con tanta poesia e amore, il dr. Piero Scanziani, il “salvatore” della razza, nel suo testo “Viaggio intorno al molosso”: “Si chiamava Guaglione. V’erano otto cani da presa in quella prima mostra partenopea. Alcuni grigi come Bufariello e Zingarella; altri neri come Leone e Catarì; Moschella era serpata; solo Guaglione blu, possente e redivivo. Lo riconobbi all’istante: era uno dei cento che Paolo Emilio il Macedonico aveva portato in Roma al suo trionfo. Era il gran cane d’Epiro, figlio degli assiri, nipote dei tibetani, era il Molossus. Guaglione, dall’alto dei suoi secoli, mi fissava imperturbabile, occhi non ostili e non gentili, sguardo che non dà e non chiede: rimira. Rimirava Arno, tenuto al mio guinzaglio. Arretrai ricordando D’Annunzio: molosso pronto ad azzannar senza latrato. Anche i giudici schernirono i cani presenti  “Invano mostravo loro Guaglione, parlavo del molosso antico. Ridacchiavano di me e della mia enfasi. Il più autorevole decretò: “Manca la razza e addirittura manca il cane”. Tuttavia avevo imparato che la vita è imprevedibile e fervida, fuori dalle nostre logiche. Ride dei no umani, ride dei si. La vita talvolta si china a raccogliere proprio chi pareva reietto e ne fa un sovrano. Guaglione divenne patriarca”.

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