Lo scorso 16 aprile un ufficiale giudiziario durante un’intervista durante la trasmissione di Rai 3 Ballarò ha fatto alcune affermazioni che hanno provocato non poco scalpore tra il pubblico presente in studio, quello a casa e soprattutto negli ambienti animalisti: “Si possono pignorare anche i cani”. Questa la frase incriminata. In realtà non si tratta di una notizia falsa: è proprio così. Equitalia può pignorare anche i cani ed i gatti. La società incaricata della riscossione dei tributi su tutto il territorio (ad eccezione della Sicilia) considera gli animali domestici come un mobile, un cellulare o un’automobile: insomma una fonte di reddito.
Effettivamente dal punto di vista procedurale gli amici a quattro zampe (vivi o morti) sono considerati “un bene” e nessuna tutela in quanto degli esseri dotati di sentimenti viene riconosciuta. C’è da aggiungere però che la pignorabilità degli animali risulta essere poco applicabile: esiste l’elemento – non trascurabile – della “ritorsione sull’affetto”, ovvero per evitare che la confisca dei beni di un proprietario possa trasformarsi in una forma indiretta di ritorsione psicologia sul debitore, la Legge esclude a priori la requisizione di tutto ciò che abbia un valore affettivo dalle lettere, agli scritti di famiglia, le fedi nuziali, gli oggetti sacri e tanto altro. Tra questi anche gli animali domestici.
L’ex ministro del turismo Michela Brambilla – notoriamente appassionata di animali, tanto che possiede ventiquattro gatti, quattordici cani, sette capre, quattro cavalli, tre galline e due asini – non ci sta: “Ormai si è affermata una nuova sensibilità collettiva. Gli animali domestici sono considerati alla stregua di veri e propri componenti della famiglia. Le loro esigenze vanno rispettate. Purtroppo, però, negli ultimi anni, in più di una vertenza giudiziaria, molti animali domestici sono stati pignorati e messi all’asta e sono finiti nelle mani di chiunque, esattamente come succede per auto e mobili o per qualunque altro oggetto superfluo“.
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