Cigno ucciso a sassate: i “killer” sono 3 ragazzini in gita scolastica

Tre ragazzini in gita scolastica a Peschiera del Garda hanno ucciso un cigno a colpi di sassate. A denunciarli è stato il professore che li stava accompagnando

La violenza nei confronti di esseri viventi inermi è sempre sconvolgente. Ma quando a compiere atti così estremi sono solo dei ragazzini, la vicenda assume contorni ancora più inquietanti. Questa volta, siamo a Peschiera del Garda, ridente località in provincia di Verona. Qui, una scolaresca in gita d’istruzione, è incappata in un esemplare di cigno, uno dei tanti che vivono nella zona. Ma è successo qualcosa di incredibile: tre degli studenti hanno iniziato a colpire l’uccello con dei sassi, fino ad ucciderlo.

Il cigno ucciso non stava facendo niente

Poi, a segnalarli ai carabinieri, secondo quanto scritto anche dal Corriere della sera, è stato il loro professore. Per il docente, infatti, quella violenza è stata inspiegabile e non ha potuto fare altro che denunciare gli adolescenti: tutti studenti di un istituto danese in gita sul lago. Sembra che, già nei giorni scorsi, i ragazzi avevano cercato di avvicinare il pennuto, inseguendolo nel tentativo di accarezzarlo. Ma il cigno reale, che nella zona aveva probabilmente anche il nido con i suoi piccoli, ha reagito gonfiando il becco, aprendo le ali e soffiando. Ovvero cercando di allontanare il pericolo. Ma, per tutta risposta, gli studenti hanno iniziato a tirargli i sassi.

Voleva scappare, non ci è riuscito

Il cigno anche tentato di mettersi al riparo tra la vegetazione circostante, ma i colpi sono stati purtroppo precisi e non gli hanno lasciato scampo. A recuperare la carcassa sono stati i servizi veterinari dell’Usl allertati dagli stessi carabinieri. Ed è stato l’insegnante a indicare i nomi dei tre responsabili, alloggiati insieme al resto della scolaresca in un villaggio turistico della zona. Per i tre è scattata così la denuncia a piede libero al Tribunale dei minori: dovranno rispondere di uccisione di animali, reato che prevede pene dai 4 mesi ai 2 anni.

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