Yulin 2017: stop al Festival della carne di cane. Arriva la svolta

A Yulin, nella Cina meridionale, è stata vietata la vendita della carne di cane. Una svolta epocale che arriva poco tempo dopo una decisione analogo presa a Taiwan

Svolta epocale in Cina, dove il nuovo segretario del Partito comunista di Yulin, nella parte meridionale del Paese, Mo Gongming, ha deciso di vietare tassativamente la vendita della carne di cane. Come sapete, ogni anno nel mese giugno, si svolge un tristemente famoso festival nel corso del quale oltre 10.000 cani e centinaia di gatti vengono uccisi, cucinati e venduti come cibo sulle bancarelle sparse per le strade. Il provvedimento diventerà effettivo a partire dal 15 giugno, una settimana prima dell’inizio del Festival fissato per il 21 giugno.

Per i trasgressori sono previste multe fino a 14.500 dollari e in alcuni casi persino l’arresto. La manifestazione è stata creata nel 2009 per incentivare il turismo, suscitando polemiche fortissime da parte degli animalisti di tutto il mondo, e che negli ultimi ha sollevato iniziative e petizioni che hanno coinvolto milioni di utenti sul web, al punto che sta diventando impopolare anche tra gli stessi cinesi, che in undici milioni si sono schierati apertamente per l’abolizione del festival. In materia è intervenuta anche l’Humane Society International che ha organizzato posti di blocco sulle strade della città per fermare i camion che trasportavano cani illegalmente, privi di certificato individuale così come prevede la legge.

È giunta notizia che sono stati salvati 20 piccoli amici a 4 zampe in un macello in periferia. Malati e feriti e sono stati trasportati in un ricovero veterinario “È stato straziante vedere i cani ammucchiati nelle gabbie che ansimavano per il caldo. Abbiamo dato loro dell’acqua. Uno di loro, isolato, ha mosso la coda quando gli ho rivolto la parola. È stata un’emozione salvarli”, ha dichiatato il direttore di Hsi, Adam Parascandola.

Da sottolineare che per l’Organizzazione mondiale della sanità assumere questo tipo di carne aumenta di 20 volte il rischio di colera. Proteste sono state segnalate anche davanti alle sedi diplomatiche di Roma e Milano dove centinaia di animalisti hanno chiesto di “fermare la strage”. Di recente un analogo provvedimento è stato assunto dal vicino Governo di Taiwan che ha vietato l’uccisione di cani e gatti a scopi alimentari. L’auspicio è che il segnale dato da questi due paesi asiatici rappresenti l’inizio di un percorso di sensibilizzazione al rispetto per gli animali e per qualsivoglia forma di vita.

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