Il cane adottato è troppo triste e vuole darlo via. Poi legge una lettera dell’ex proprietario e…

Un uomo adotta un cane al canile ma poi, vista l’ingestibilità dell’animale, si decide a riportarlo al rifugio. Ma quando riceve la lettera del suo ex proprietario capisce tutto e cambia idea

La storia di Reggie, un bellissimo Labrador nero, sembrava non essere destinata al lieto fine. Infatti, questo cane era stato portato in un canile americano dal suo primo proprietario ed era in attesa di una nuova famiglia che potesse occuparsi di lui, stavolta per sempre. Eppure, quando è stato adottato da un uomo, le cose non sono migliorate. Una volta nella nuova casa Reggie non sembrava felice e non riusciva a fidarsi di quell’umano. Tra i due non era scattata nessuna scintilla, nessun legame.

Il Labrador non ubbidiva ai comandi, non era interessato a interagire con lui o col nuovo ambiente. Sembrava solo e soltanto molto triste, tanto che il nuovo proprietario si era deciso a riportarlo indietro. Poi, l’illuminazione. Perché, in effetti, al momento dell’adozione i volontari del rifugio avevano consegnato all’uomo anche una lettera in busta chiusa scritta dicevano dal suo ex proprietario. Lui non ci aveva fatto caso in quel momento, pensando che chi aveva abbandonato una creatura, anche se in un canile, non avesse nulla di interessante da dire. Ma si sentiva disperato e così iniziò a leggere.

Ecco cosa c’era scritto: “Al nuovo proprietario del mio cane. Beh, non posso dire di essere felice che lei legga questa lettera. Può essere aperta solo dal nuovo proprietario del mio Reggie. Non sono felice di scrivere questa lettera e se qualcuno sta leggendo allora significa che qualcosa è andato storto. Quindi lasci che le parli del mio Labrador, nella speranza di aiutarla a creare un legame con lui. Prima di tutto, ama le palline da tennis, più ne ha meglio è. In genere se ne infila 2 in bocca, poi prova a metterci anche la terza ma non ce la fa mai. Non importa dove tiri le palline da tennis, lui le troverà sempre”.

Continuando la lettera, insieme agli orari della pappa e ai comandi vocali ai quali il cane era abituato, altre raccomandazioni: “Gli dia un po’ di tempo per adattarsi, lui è sempre stato al mio fianco”. E ancora: “Devo svelarle un piccolo segreto, lui non si chiama Reggie. Al rifugio hanno voluto un nome diverso, non so perché. Ma io lo chiamavo Tank, “carro armato”, come quelli che guido io. Ho dovuto lasciare il cane al rifugio perché i miei genitori sono morti e non ho fratelli. Tank è stato la mia famiglia per 6 anni e ho solo lui… Quando sono partito per l’Iraq ho chiesto all’esercito di dire al canile di trovargli una nuova famiglia e se lei sta leggendo la lettera vuol dire che lo hanno fatto… Non credo di poter dire addio a Tank. La prima volta ho pianto… Buona fortuna con Tank. Gli dia un grandissimo abbraccio da parte mia”.

La commovente missiva portava la firma di Paul Mallory, un ragazzo morto al fronte e insignito con la medaglia d’argento per aver salvato tre persone. A quel punto, il nuovo proprietario chiamò il cane col suo vero nome, Tank, e lui finalmente si avvicinò scodinzolando. Poi, gli chiese se voleva giocare con lui e tirò fuori le palline da tennis…

Photo Credits www.wilegionpost173.org

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